Come calcolare i propri costi di magazzino?
Ci sono diverse scuole di pensiero su come suddividere i costi di magazzino, grazie all’esperienza sviluppata negli anni riteniamo che una valida metodologia sia dividerli in 3 macrocategorie:
• Costi di impostazione
• Costi di mantenimento a magazzino
• Costi di stock out
Costi di impostazione
Partendo dalla prima categoria, i costi di impostazione sono quei costi cui un'azienda deve far fronte ogni volta che emette un ordine. Sono costi in parte fissi e dovuti a commissioni, spese amministrative, di contabilità e comunicazione. Si aggiungono poi i costi relativi al trasporto, scarico e verifica che generalemente variano a seconda dell’unità di grandezza dell’ordine.
Per minimizzare i costi di impostazione bisogna calcolare il lotto economico (EOQ, economic order quantity) per trovare il giusto compromesso tra ordini frequenti e scorte elevate.
Costi di mantenimento
Possiamo comprendere quali siano i costi di mantenimento a magazzino andando ad analizzare quelli che sono le conseguenze di una quantità maggiore o minore di scorte presenti. Le conseguenze sono relative :
• costi di capitale,
• costi di magazzinaggio,
• costi di servizio e
• costi di rischio.
I costi di capitale includono qualsiasi spesa legata a investimenti e interessi sul capitale operativo, nonché i costi opportunità del denaro investito nelle scorte. Infatti, il capitale investito in scorte non può essere utilizzato e investito in altri strumenti finanziari quali buoni del tesoro, fondi o simili che porterebbero un ritorno all’azienda.
Per calcolare il “costo del capitale” il metodo tradizionale è il calcolo del WACC (weighted average cost of capital). La definizione usata generalemente è che il WACC rappresenta il ritorno minimo che un’azienda deve avere da ciò che possiede per soddisfare i propri creditori. Secondo molti studiosi, per gran parte delle aziende i costi di capitale raggiungono il 15%.
I costi di magazzinaggio sono rappresentati dalle spese legate alla manutenzione dell'edificio e degli impianti e utenze collegate, i costi di acquisto, locazione o ammortamento, nonché le tasse sull’immobile. Qualora il magazzino venisse saturato totalmente, si aggiungono i costi collegati alla ricerca di un altro spazio e il blocco o rallentamento dei flussi.
Cosa sono i magazzini automatici?
Sono magazzini in cui la movimentazione, cioè l’operazione di prelievo e deposito, è automatizzata e avviene, nella maggior parte dei casi, per mezzo di transloelevatori (un robot a tre assi che si muove vincolato ad una rotaia a terra, in grado di sterzare o meno a seconda dei modelli) in grado di lavorare a elevate velocità in spazi costretti e altezze considerevoli. In termini di profondità, la capacità del magazzino varia a seconda della struttura scelta a seconda delle esigenze, e può arrivare a far risparmiare fino al 90% dello spazio a terra.
I magazzini automatici si differenziano per:
La tipologia di unità di carico che movimentano:
o pallet, scatole
o contenitori
o cassoni
o vassoi
o unità speciali
Il peso dell'unità di carico:
o carichi leggeri (fino a 100 kg)
o medi (intorno ai 500 kg)
o pesanti (da 1.000 kg a 5.000 kg e oltre)
La tipologia di stoccaggio:
o semplice profondità
o multiprofondità
La tipologia dell'organo di presa:
o forcole telescopiche
o trascinamento a cinghia (tipico dei miniload)
o satellite
o presa a rebbo (tipico dei miniload)
La posizione nel flusso logistico aziendale:
o materie prime
o semilavorati
o prodotti finiti
o ricambi e vari di consumo
Il magazzino automatico a forcole per flusso pallet può essere realizzato anche mediante carrelli elevatori senza conducente, muletti automatizzati o nel caso di merci non palletizzate un’altra soluzione è il magazzino verticale.
Quali sono quindi i vantaggi del magazzino
automatico?